La bellezza dell’imperfezione. Persino in zona “prova costume”!
Ecco un post apparso su Ciabattine.net.
Qual è la vostra “misura” della bellezza? Grande domanda, direte, proprio ora che la prova costume è in zona Cesarini. Ma a rispondere per ora non sono io, dirò la mia più sotto. La prima risposta spetta a una nuova campagna pubblicitaria, realizzata dal produttore di intimo “plus size” Lane Bryant: se il famosissimo brand concorrente, Victoria’s Secret, aveva focalizzato la sua comunicazione su corpi perfetti, ecco che questo marchio invece propone un modello fisico più realistico.
In sostanza corpi veri, morbidi o “curvy”, come si dice oggi. Ecco scendere in campo per questa pubblicità modelle famose, soprattutto per le loro generose taglie. Il claim, diventato anche un # su tutti i social, è #ImNoAngel.
Insomma, anche se non hai una perfezione celeste, è bene amare il tuo corpo proprio così com’è. Ma non era quello che affermava il brand cosmetico Dove già a partire dal 2004, mettendo in mostra donne reggiseno-mutandate dalle rotondità multiple e very very normal??
A questa campagna, Dove aveva peraltro affiancato un Rapporto Mondiale sulla Bellezza, un’indagine che comprendeva 3200 donne tra i 18 e i 64 anni in 10 paesi del mondo. Pensate un po’: il 40% delle donne italiane si dichiarava infastidito appunto dalla superdiffusione di immagini di donne perfette. A conferma di questa difficoltà di fare i conti con le proprie forme se paragonate a quelle “perfette”, eccomi qui a tirar fuori dal cilindro un articolo di d.repubblica.it: il tema è un progetto realizzato dalla modella Sarah Coffman e dal fotografo Terrance Smalls che dà rilievo proprio a questi stereotipi di bellezza per i quali patiscono le donne con qualche curva in più. Ecco che le modelle, compresa quella citata, sono state ritratte coperte solo dall’intimo e da alcune linee, quelle che traccerebbe un chirurgo plastico per indicare dove intervenire, tagliare o modificare.

Una delle immagini del servizio di cui vi parlo, in cui si tracciano sul corpo i classici segni taglia-e-cuci da chirurgo plastico
In altre parole, perfezione a tutti i costi? La mia amica e co-blogger ciabattinasx mi ha suggerito di leggere un bel post di Anna Turcato, Image Consultant, che titola “Il pregiudizio della bellezza”: è non solo molto interessante, ma in concreto invita a scoprire una buona consapevolezza di sé, ben lontana da stereotipi e da pregiudzi, appunto. Come quando per esempio ricorda che anche l’età che avanza per una donna diventa un tabù: o sei una gemella di Madonna o è meglio girare opportunamente coperta da un burqa.

E l’età? Altro limite per la bellezza… guai a scendere sotto il livello di over-tonicità di Madonna!
Eppure le buone notizie ci sono: i suoi bei punti di vista hanno ispirato ciabattinasx ad aprire un altro blog, Chic after fifty, che come recita il titolo dedica riflessioni fashion a chi è “young inside”, giovane dentro. E lasciate che vi dica la mia. Ancora una volta mi avvalgo di una citazione da Anna Turcato: “… i tuoi difetti, che possono diventare un valore aggiunto di unicità”. Sì, la penso così! Io ho sempre amato le piccole (o medie!) imperfezioni “fisiche” di un compagno, di un’amica, e più di tutte le mie: sono più di un’impronta digitale, sono proprio segni identitari, e, se ci fate caso, sono perfettamente in sintonia con la personalità di chi le “indossa”. C’è di più: l’indimenticabile Robin Williams, nel film “Genio ribelle”, in una breve ma memorabile scena, spiega al giovane Matt Damon i segreti di un amore vero per “l’altro”: l’intimità tra due persone è tutta fatta di imperfezioni, anche bizzarre. Sono certi “difetti” a rendere unica una relazione tra due persone. E non c’è niente di più vicino alla bellezza, vi assicuro, di questo conciso e delicato monologo che vi invito a vedere (o rivedere).
p.s.I love you, Robin